E’ stato il quartiere “cantiere” dell’amministrazione Vignali. La terra delle grandi speranze e delle grandi opere di riqualificazione. Il quartiere che doveva diventare il nuovo volto di Parma. Stu Pasubio, Stu Stazione, Ponte Nord. I cantieri giganti che hanno fatto dimenticare le piccole cose: i giochi nel Parco Nord, le piste ciclabili, la rete del canestro, le erbacce delle aree verdi, i rifiuti e il degrado che attraversano i piloni dell’interconnessione Tav, persino la segnaletica stradale. Ai vertici del Pd – in un’assemblea pubblica che ha toccato con mano i problemi del San Leonardo e di Cortile San Martino – i cittadini hanno manifestato i loro 13 anni di disagi: “Dimenticati da tutti, un quartiere abbandonato da dio, non c’è nulla per gli anziani come per i giovani”. Ma nell’incontro che ha coinvolto tutto il gruppo consigliare dei democratici, il segretario cittadino Lorenza Dodi, gli esponenti dei circoli, si è materializzato anche il tema del termovalorizzatore, con l’intervento di diversi simpatizzanti del gruppo Gestione corretta rifiuti, che hanno chiesto al Pd di rinunciare a sostenere l’opera. Una questione su cui Giorgio Pagliari ha replicato invitando a una riflessione l’intera città: “Lo sviluppo di Parma non è affidabile a un tema solo. Il suo futuro non si può risolvere dicendo un si o un no all’inceneritore. Nella contrapposizione radicale non vince nessuno, e non si aiuta la città. Credo che il consenso elettorale vada cercato sulla serietà di una proposta complessiva”.
IL DIBATTITO – Più di due ore di opinioni e interventi. Molti i problemi del quartiere, paradossalmente paralizzato da quei cantieri che avrebbero dovuto risanarlo, ma che si sono rivelati “errori progettuali – così Massimo Iotti – che non hanno risolto il contesto circostante”. Cantieri che lasciano una dote d’indebitamento complessivo tra Stu Stazione e Pasubio di poco meno di 200 milioni di euro”. Come se ne esce? domandano in diversi. “I cantieri vanno chiusi” dice Giuseppe, dalla Lombardia a Parma. Gli fa eco una signora che da sempre vive in San Leonardo: “Che ne facciamo di quello che è stato costruito?”. Iotti: “E’il tema di chiunque voglia andare al governo della città. Cosa ne facciamo? Credo che il problema toccherà anche le banche e i creditori. Andranno chiusi, ma senza produrre altri debiti, ed è giusto che paghi anche chi ha contribuito a generare questo indebitamento” dice riferendosi agli istituti di credito.
Pagliari: “Per la stazione le risorse vanno trovate. Ma si dovrà evitare che i debiti delle partecipate ricadano sul bilancio del Comune. Va studiata una soluzione all’interno del sistema delle società”.
Progetti che hanno fatto perdere di vista i reali problemi dei due quartieri. Lo j’accuse dei residenti non potrebbe suonare più forte e più chiaro: i parchi sono in abbandono, nel Parco Nord non ci sono giochi, i tetti dei bagni sono stati divelti dai ladri di rame, Cortile San Martino si considera un “deserto dei tartari” con il canile Matilde di Canossa che non dà pace agli abitanti – le case sono a pochi metri di distanza – che hanno visto finire nel cassetto dell’ex assessore all’Ambiente Cristina Sassi le loro petizioni con le quali ne chiedevano lo spostamento. Dice il signor Amadei: “Non c’è niente per gli anziani, i bambini, è come se non esistessimo. Abbiamo strade senza segnaletica, il canale Naviglio che d’estate puzza, ci sentiamo abbandonati da tutti”. E ancora traffico, negozi stritolati dai grandi centri commerciali e tanti progetti rimasti sulla carta, come il risanamento dell’area ex Bormioli e altre opere “faraoniche” vicino al Ponte nord, come la torre da 60 metri di altezza e un grande albergo.
“Sono problemi – dice Pagliari – molto concreti legati al modo di governare. Ma bisogna evitare che quel modello torni.Ora la situazione è in mano ai cittadini, il Pd se la giocherà tutta, sapendo che al centro ci sono le persone”. Una “scommessa” come la definisce che non è facile. Dal pubblico è il lombardo Giuseppe a constatare come in fondo i parmigiani sembrino “amare la grandeur” che “è un po’ nel sangue dei cittadini”. Ma Parma dice Pagliari è anche altro: “La città deve trovare in se stessa la forza, la consapevolezza, persino l’orgoglio un po’ snob di poter recuperare bellezza e futuro. Parma deve ripartire dalla concretezza dei parmigiani”. (raffaele castagno)